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UZBEKISTAN
​Tamerlano è sempre stato un personaggio che mi ha affascinato: due chiacchiere con lui me le sarei fatte volentieri. Allora lasciamo che ci accompagni a vedere il suo Uzbekistan. La leggenda vuole che sia nato con un grumo di sangue nella mano, come Gengis Khan, profezia di una vita da vincitore, grande condottiero e sovrano. Il destino aveva in serbo per lui un grande disegno: diventare il grande emiro dell'impero che andava dal Turkestan asiatico (gli odierni Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Kirghizistan), l'Afghanistan, l'Iran fino al Caucaso. Astronomo, scienziato, ma soprattutto amante dell'arte, si circondò a corte di illustri poeti, dei migliori artigiani ed artisti che resero le città dell'Impero veri e propri scrigni di arte islamica. Prima fra tutte la sua amata Samarcanda, dove ancora oggi ci si emoziona di fronte al Gur e Amir (il maestoso mausoleo che accoglie la sua tomba), alle numerose moschee, alle madrase, alle tombe riccamente decorate della necropoli Shah-i-Zinda, ma soprattutto di fronte al Registan, la splendida piazza sulla quale si aprono le tre madrase (scuole coraniche) di Tillya-Kari, Shir Dor e di Ulug Beg, il nipote di Tamerlano tanto appassionato di astronomia. La sera, quando il sole va a dormire, lo spettacolo di 'suoni e luci' che illumina i tre monumenti è affascinante e fa sognare: non è difficile immaginare la piazza colma di carovanieri, cammelli e mercanzie, così come doveva essere all'epoca del commercio lungo la via della seta. Ma la magia non finisce qui anzi prosegue a Bukhara, dove nel pomeriggio inoltrato o la sera dopo cena, quando si svuota di turisti e commercianti, l'atmosfera sembra essere quella del tempo che fu': mi piace portare i miei compagni di viaggio alla scoperta dei monumenti come il minareto di Kalon, il complesso delle madrase Kosh, quando i bazar sono chiusi e la luce della luna illumina queste meraviglie architettoniche. Ma anche Bukhara nasconde altre meraviglie come il gioiellino del mausoleo Char Minar con i suoi quattro minareti, la cittadella o la moschea di Bolo Hauz con le sue splendide colonne di legno intarsiato. Dobbiamo lasciare però anche Bukhara se vogliamo raggiungere Khiva, antico nodo carovaniero, perduto tra le sabbie del deserto di Kizilkum. Secondo il mito, sarebbe stato Sem, figlio di Noè, a fondare la città, racchiusa, oggi come allora, tra le mura imponenti che proteggono l'antica cittadella. Bello perdersi tra gli azzurri minareti, le moschee in mattoni color sabbia, i banchetti di souvenir colorati. Da qui, i gruppi di turisti tornano generalmente a casa, ma a me piace prolungare il viaggio nella regione desertica della Corasmia, dove di turisti non si vedono. Abbandonati all'oblio del tempo vi sono numerosi caravanserragli, muti testimoni della ricchezza che un tempo caratterizzava la regione. E allora, con la luce radente del tramonto, di fronte ad un'antica cittadella in fango ormai in rovina, penso a Tamerlano, qui, mano nella mano con la sua adorata sposa Bibi Khanum.
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